home > Responsabilità sociale delle imprese: istruzioni per l'uso > Il futuro
Con l'espressione Corporate Family Responsibility si indica l'attenzione dell'impresa nei confronti dell'equilibrio tra lavoro e vita personale per lavoratori e lavoratrici. Si tratta di un tema cruciale, in quanto per le donne e uomini la possibilità di conciliare vita familiare e professionale è un elemento che incide in modo importante sulla motivazione e dunque sul rendimento a livello professionale, come illustrano le statistiche a livello mondiale: dove ci sono strategie e politiche a favore della conciliazione della vita familiare e professionale - specialmente nei paesi nordeuropei - le donne partecipano maggiormente al mondo del lavoro e dunque contribuiscono in modo positivo alla competitività del paese.
In Italia il tasso di occupazione femminile si attesta al 46%, ben al di sotto dell'obiettivo di Lisbona che si proponeva un tasso di attività femminile pari al 60% entro il 2010; inoltre, data la particolare struttura demografica italiana, caratterizzata da un progressivo invecchiamento della popolazione, spesso le famiglie si trovano nella condizione di dover accudire genitori anziani e figli piccoli: ciò si riflette negativamente sull'occupazione, soprattutto femminile, il Rapporto 2009 - ISFOL ha rilevato che il 27% delle donne italiane lascia il posto di lavoro dopo la prima gravidanza, un altro 15% dopo il secondo figlio.
Nel 2008 è stata lanciata da IESE Business School e dal Consorzio ELIS la ricerca IFREI (International Family Responsible Employer Index), un sistema on-line che consente alle organizzazioni (pubbliche o private) di fare una valutazione rispetto a quanto favoriscono la conciliazione tra vita lavorativa e familiare. La ricerca ha proposto un modello che definisce quattro livelli delle organizzazioni per quanto riguarda il modello aziendale e sociale:
Nel 2009 il Dipartimento per le Pari Opportunità ha avviato un adattamento dell'IFREI all'Italia, includendo le specificità culturali italiane. La ricerca, che ha coinvolto 216 imprese (PMI e grandi imprese) sul territorio ha permesso di evidenziare la ripartizione secondo i quattro livelli descritti sopra. Come si evince dal grafico, la maggior parte delle imprese coinvolte nella ricerca ricade nella categoria "occasionalmente inquinante" e solo il 2% ricade nella categoria "sistematicamente arricchente".
L'Italia rimane ancora indietro a livello mondiale: la media europea di imprese arricchenti è pari al 39% e quella americana al 34%, per quanto riguarda l'Asia ci sono 55% di imprese arricchenti e in Africa sono pari al 62%.
Le iniziative di Corporate Family Responsibility data la minore partecipazione delle donne al mondo del lavoro, hanno potenzialmente un impatto più importante sulle donne e sulla loro integrazione nel tessuto economico. Recentemente è stato coniato il termine Womenomics che sostiene che tale integrazione risponderebbe non solo a criteri di equità, ma anche di efficienza economica, traducendosi quindi in un vantaggio per le imprese e per tutto il sistema economico.
L'esclusione delle donne dal mercato del lavoro rappresenta una perdita in capitale umano qualificato, soprattutto in un paese - come l'Italia - dove benché le donne siano la metà dei laureati, a un anno dalla laurea lavora il 59% degli uomini e il 53% delle donne: nel corso del tempo il divario non solo si accentua, ma riguarda anche la retribuzione, che rimane inferiore per le donne.
Il vantaggio di una maggiore partecipazione delle donne alla forza lavoro sarebbe notevole: varie ricerche dimostrano che colmare il gap occupazionale tra uomini e donne potrebbe far incrementare il PIL del 13% in Europa e del 22% in Italia.
social